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I racconti di memoria

Nomen Omen

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Nomen omen

Sottovoce era del 1918. Il prete le aveva impresso quel soprannome, insieme alla croce sulla fronte, quando non aveva emesso neppure un gridolino nel sentire l’acqua fredda del fonte battesimale sulla testolina calva. Il nome all’anagrafe? Nessuno lo ricorda più.

Il colore dei ricordi

I

La data è sbiadita. Si intravede solo l’anno: 1877. Il dito di Giuseppe scorre lento lungo la via ricoperta dalla bianca cenere. Sullo sfondo il rudere della grande Casa Comunale. Le facce nere di sporco e di fumo dei minatori lo fissano. Al ragazzo sembra di sentire l’odore acre dell’incendio e il crepitio delle braci. “Nonna, guarda cosa ho trovato!”

Profumo di cera

P

Vi capita mai di veder affiorare nella vostra mente le immagini di un posto, come se si aprissero per un istante le nebbie del passato? Avete mai avuto la certezza di aver già visto quella casa, quel paese, quel pezzo di bosco pur sapendo che è la prima volta che ci mettete piede?

La casa delle nonne

L

La porta blu slavato sulla sinistra fa da contraltare alle sgangherate ante, di un marrone che ha visto tempi migliori, dell’uscio di destra. Guido scuote la testa. Quell'improbabile bicromia gli ricorda gli occhi di Popo, l’allegro Husky del suo burbero cognato Goffredo. Ed in effetti sembra proprio che la casa lo guardi con due occhi appena socchiusi ai lati di una bocca serrata come a voler...

Il fabbro e sua figlia

I

Mostri o macchinari? Cosa voglia dire essere un artigiano? Io lo so, e non per esperienza, no… non sono una paziente sarta, o un abile falegname, un creativo orafo, o un forte maniscalco, lo so di riflesso, in seconda persona se così si può dire, perché sono stata per anni la figlia di un fabbro.I miei primi ricordi risalgono a quando avevo su per giù cinque anni; a quell’epoca l’officina...

Spirito di montagna

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Spirito di montagna

Il guardiano è là, in cima alla valle che lunga e stretta si dipana tra creste e declivi come il filo di un gomitolo sfatto dal troppo giocare di un felino domestico. La capanna è la sua casa e si rifiuta di scendere al piano perfino d’inverno, quando quassù tutto è bianco e il rumore del mondo non arriva a portargli un po’ di compagnia. Poco male: il vecchio ha tempo per intrecciare i fili delle...

Vivere il tempo

V

Toc-ciak, toc-ciak. Il suono ritmato del bastone, che colpisce i sanpietrini con cadenzata lentezza, accompagna lo sfregamento delle improbabili ciabatte rosa che strizzano due piedi maschili gonfi di gotta e decisamente troppo grandi per questo femminile vezzo colorato. Remo avanza lungo la via acciottolata che, gradino dopo gradino, discende nei meandri della città addormentata, cullata dal...

Bianche lenzuola

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La grande guerra è finita e la seconda è ancora lontana in questo caldo agosto ticinese. Herr Fritzkoll passeggia lungo il lago. Sul suo braccio l’elegante manina della moglie. Il fresco abito di mussola lascia intravedere un pancino appena accennato. L’ombrellino ricamato nasconde un grazioso visino. Sembra quasi una bambina questa giovane sposa che si gode la brezza lacustre a smorzare la...

L’airone

L

L’airone è lì, al solito posto dietro la curva del sentiero che costeggia il ruscello. Appena si accorge di non essere solo, spicca il volo e si posa nel prato umido. Pep lo osserva malinconico. Per anni ha salutato l’animale con un sorriso radioso. Il loro, ormai, era un appuntamento fisso. Tutte le settimane Pep scendeva dall’Alpe per portare il latte al paese. Tutte le settimane, un...

Una lira per un chilo di pane

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Si chiama Celestina. È morta. “Oh tusa, veloce con sti piatti”. La bambina osserva l’uomo burbero che la sovrasta. È da due mesi che fa la sguattera all’osteria del piccolo paese. Compirà sette anni tra poco eppure guadagna già il pane per tutta la famiglia: una lira al giorno, il costo di un chilogrammo di michette. L’inverno è così, duro lavoro e poco svago. La scuola resta circoscritta...

I segni del tempo

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I-segni-del-tempo

Le ragnatele si sfaldano in mille fili che pendono dal soffitto macchiato d’umidità. Il filo più lungo sfiora la fronte di nonno. Lollo osserva affascinato il lento movimento di milioni di particelle che danzano attorno al vecchio lavoro di un antico ragno. Il sole radente penetra dalla finestrella e svela un microcosmo di polvere e ricordi, oscurato a tratti dalle ombre dei passanti sul...

Anche io ho diritto di sognare

A

Ecco: sono qui. Come sempre direi. Il mio piccolo angolo di mondo è separato dalla strada polverosa da una staccionata traballante e che avrebbe bisogno di una sistemata. Dovrei parlarne con il padrone di casa, lo so, ma so anche che non mi ascolta e mi considera un villico frutto del peccato. Che poi, che colpa ho io se la mia nobile madre di augusta discendenza ha ben pensato di spassarsela con...