Spirito di montagna

S
Spirito di montagna

Il guardiano è là, in cima alla valle che lunga e stretta si dipana tra creste e declivi come il filo di un gomitolo sfatto dal troppo giocare di un felino domestico.

La capanna è la sua casa e si rifiuta di scendere al piano perfino d’inverno, quando quassù tutto è bianco e il rumore del mondo non arriva a portargli un po’ di compagnia. Poco male: il vecchio ha tempo per intrecciare i fili delle vite che, d’estate, sono passate tra le sue mura. Quando il tempo volge al bello, le temperature salgono senza volersi fermare mai e le vacanze iniziano, allora e solo allora, il suo covo diventa casa accogliente e la montagna meta agognata.

Osserva il guardiano. È appena l’alba e già una fila di formiche si inerpica sullo stretto sentiero in questa calda domenica di agosto. Gli ospiti della notte, ammucchiati nella grande camerata, stanno spalancando gli occhi cisposi.

La sera prima c’è voluto del bello e del buono per convincere Robertino ad addormentarsi. È la sua prima volta in quota e l’emozione, unita alla stanchezza, lo ha reso capriccioso e vulnerabile come solo i bambini hanno il diritto di essere senza apparire supponenti e viziati.

“Adesso andiamo a dare la buona notte al signore e gli chiediamo cosa ci preparerà per colazione, poi dritto a nanna!”
Elena, esausta, ammicca speranzosa verso l’uomo. Due labbra nascoste da una folta barba sorridono: “Se fai il bravo domattina ti porto a mungere le mucche, così potrai bere il latte fresco prima di ripartire.” La donna, riconoscente, annuisce e il bambino, ammaliato da questa promessa, si fa issare sul letto a castello: gli occhi già si chiudono, per aprirsi sul domani.

Mentre uno scivola nel sonno, un’altra tossisce appollaiata sulla vecchia sedia nell’angolo.
La conosce quella tosse il custode e sa che non porterà niente di buono all’anziana ospite. “Mamma: te lo avevo detto che non hai più l’età per questi sforzi!”
Un figlio, tanto premuroso quanto antipatico, redarguisce una madre troppo consapevole di essere al tramonto per permettersi di rimandare l’ultima possibilità di vedere le sue montagne.

“Tieni Clara: bevi, ti aiuterà.”
Entrambi sanno che la tisana è poco più di un placebo, ma la donna accoglie con affetto la tazza. Si conoscono da sempre questi due spiriti antichi, da quando lui era solo il fiöö del primo guardiano della capanna e lei la nevodina di un commendatore di pianura che amava Alpi e stambecchi.

Estate dopo estate, si sono rivisti e hanno vissuto un amore che ha senso solo nell’aria rarefatta della quota. Non è necessario che il figlio sappia. I due, invece, sanno benissimo che questo è un addio: le mani si sfiorano timide e fugaci, mentre i polpastrelli ricordano altri tocchi, quando la pelle era setosa sotto alle dita e l’impellenza di frugare tra gli abiti lasciava lividi di passione sulla nudità.
Mentre Clara beve l’uomo coglie con la coda dell’occhio il bacio serale di due giovani innamorati, fuggiti dal mondo almeno per un week end e approdati sotto ad un tetto che di storie ne avrebbe tante da raccontare.

Su 30 anime ha vegliato questa notte il guardiano e molte vite sono passate sotto alla volta di sasso da cui ora esce Robertino: “ Mi hai promesso che mi portavi a mungere le mucche!” E così si avviano, manina nella manona verso la stalla. Mezz’ora dopo il latte è sul tavolo e le formiche del fondovalle sono diventate coleotteri colorati a mezza costa. Chi con lo zaino tecnico, chi con la giacca a vento catarifrangente. Tutti con scarponi ai piedi e la vita sulle spalle. Tra qualche ora avranno raggiunto la meta, ma prima dell’arrivo ci sono le partenze.

I corpi che questa notte hanno impresso la loro orma sui duri materassi, lasceranno il posto a coloro che vi si accoccoleranno al prossimo tramonto. Robertino saluta con la mano aperta e la bocca sporca di latte, i due innamorati ripartono per cime più alte e Clara non ha il coraggio di guardarlo negli occhi sapendo che non sarà un arrivederci.

Pian piano il vecchio resta solo.
Alcuni vanno, altri arrivano, ma il guardiano è sempre là: lo spirito della montagna vive in lui.

Racconto pubblicato sul Corriere del Ticino del 17 agosto 2019 .
Per continuare a salire sulle cime e a respirare le Alpi, prova a leggere “Il ritorno“.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound Sagetyrtle

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli