Il ritorno

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Il ritorno

L’erba fresca di rugiada scricchiola piacevolmente sotto la suola degli scarponi. Il muso di Napo grufola tra le margherite che svettano ai bordi del pascolo. Le mucche osservano pigre il grosso cane peloso che esplora il loro mondo con il naso. Lucia si ritrova a sorridere per l’ennesima volta e riempie i polmoni della fresca aria alpina di inizio estate.

Il viaggio è cominciato tre mesi prima. Un viaggio a sei zampe, quattro canine e due umane, scandito dalla lentezza dell’andare a piedi e dalla pienezza dei giorni vissuti intensamente. Era un sogno quello di partire sola. Un desiderio a lungo covato e nato, come un pulcino, dal guscio di una bella giornata dalle temperature ancora rigide. Una di quelle giornate che segnano il passaggio dai rigori dell’inverno alla luce della primavera.

Tre mesi prima ha deciso di prendersi una pausa dalla vita ed è partita. Lei e Napo: fido San Bernardo. Su è giù per creste e valli, lungo ruscelli e attorno a stagni. Hanno costeggiato laghi ed evitato città. Guadato fiumi e arginato nugoli di zanzare al risveglio dei primi caldi. Schivato incontri poco rassicuranti e conosciuto persone degne di nota.

Lucia siede sul masso rotondeggiante che, solitario, si erge in mezzo alla piana.
“Vedi Napo, questo è un masso errante. Proprio come noi due!”
Gli occhi buoni del compagno peloso la osservano comprensivi. Non capisce bene i discorsi della sua umana, ma osserva molto interessato il pane tirato fuori dallo zaino. Un pane cotto su pietra, ancora tiepido, che spande attorno a sé il profumo del tempo lento della lievitazione.

Cara Kip,
ti scrivo mentre sgranocchio la crosta di una pagnotta tanto buona da non sembrare vera. Se sia la qualità della farina o la fame dovuta ai chilometri percorsi, non ti saprei dire, ma il sapore è reso ancora più dolce dal fatto che è un regalo. Me lo ha donato una vecchietta al forno del paese, appena prima di iniziare ad inerpicarmi sul sentiero del monte. Una buffa donnina, magra e rinsecchita, coperta di strati e strati di golfini, ma dagli occhi grandi e blu come il mare. Mi sarei fermata a parlare di più, ma Napo è partito di corsa dietro ad una lepre e io dietro di lui. Ti abbraccio forte.

Resisti, sto tornando!

La lettera va ad aggiungersi alle altre custodie gelosamente nello zaino. Sono tutte indirizzate a Kip, raccontano di momenti semplici e magici, di incontri casuali e fortuiti, di sensazioni ed emozioni. Sono legate da un nastro di raso blu e non verranno spedite, ma consegnate a mano al ritorno.

Lo sguardo di Lucia si perde nel volo di in falco che, dall’alto, osserva il mondo. Il sole è ora alto nel cielo e scaccia l’ombra dai pensieri della donna. Ora riesce a guardare al passato con sereno distacco. Ora sta guarendo.

La prima lettera che ha scritto a Kip risuona ancora nella sua memoria e nel peso di pochi grammi portato ogni giorno sulla schiena: per non dimenticare.

Cara Kip,
inizia oggi il viaggio. Un viaggio fisico a piedi attraverso le Alpi e un viaggio mentale, fuori dal buio. Non ho mai pronunciato la parola depressione, ma qui riesco a scriverla. All’inizio del mio cammino, devo riuscire a vedere le cose per come sono e a chiamarle con il loro nome. I medici e i farmaci mi hanno messo sulla giusta strada, il resto del percorso dipende solo da me. Ho un piccolo aiuto: Napo mi accompagnerà nell’avventura, perché da soli è bello, ma insieme lo è molto di più. Spero di tornare presto.
Ti abbraccio forte.


E Napo era servito eccome! Per quanto sia il cane più buono, pigro e pacifico del mondo, è pur sempre dotato di due file di denti affilati e di una stazza di tutto riguardo. Più di una volta i 65 Kg di cane hanno rimesso sui giusti binari pensieri malvagi di pericolosi sconosciuti. Lucia non può sapere quante volte, inconsapevolmente, la presenza di Napo abbia distolto da lei attenzioni poco piacevoli, ma si rende ben conto, invece, di quante volte l’abbia fatta sorridere con le sue buffonerie.

“Vieni Napo, andiamo.”
I due riprendono il cammino. La meta è nella testa e il percorso è tutto da disegnare. Le mucche seguono la loro partenza, quasi a volerli salutare.
Così passano i passi, passano i giorni. Le Alpi sono sempre uguali eppure sempre diverse.

Cara Kip,
che ridere! Scendendo dall’Alpe mi sono imbattuta in un gregge di pecore. Il pastore era un ragazzo giovane e, detto tra noi, anche parecchio carino. Ma la cosa bella è che a guidare gli animali vi era un San Bernardo, uguale, identico a Napo… ma forse è più corretto dire una San Bernarda: Josy. Oh dovevi esserci! Per Napo è stato amore a prima vista e non voleva saperne di staccarsi dalla sua nuova conquista. Così mi sono fermata con il proprietario a chiacchierare e non è detto che ci si possa rivedere. Non si sa mai nella vita. Per tirare via la montagna pelosa dalla femmina, innamorata cotta anche lei, c’è voluto del bello e del buono, ma finalmente abbiamo ripreso il cammino. Domani arriviamo alla stazione. Il treno dovrebbe partire alle tre. Manca poco ormai.
Ti abbraccio forte.


Il treno esce dalla stazione aprendosi un varco tra le pesanti gocce di un temporale di fine estate. Lucia guarda fuori dal finestrino, ma non vede la città che sfila sfocata e grondante lungo i binari. Con una mano distratta accarezza il testone che si ritrova appoggiato in grembo, mentre la mente vaga e ripercorre gli ultimi sei mesi.

Ripensa ai mille e ancora mille passi, all’acido lattico accumulato nei muscoli i primi giorni di cammino, agli sguardi cupi di Napoleone ogni volta che lo ha trascinato sotto l’acqua battente o il sole cocente. Ripensa alle persone incontrate, agli alpigiani che raccontano storie attraverso le rughe del loro volto, ai gruppi di inconsapevoli ragazzi in gita scolastica, ai lavoratori di montagna che sognano l’ufficio in città, ad anime perse come la sua che desiderano, invece, un ritorno alla semplicità. Risente il pianto notturno della volpe – oh come aveva tremato Napo, sembrava una foglia scossa dal vento – il belare degli agnelli e i bassi muggiti delle mucche nel crepuscolo.

Lucia si addormenta, cullata dai ricordi di un viaggio non ancora terminato eppure già lontano. Un viaggio fatto in solitaria, ma mai da sola. Un viaggio in sé e con sé: per guarire e tornare alla vita.

308 giorni esatti dopo aver sbattuto la porta di casa, la riapre ora con cautela, quasi con paura di ripiombare nella sua vecchia vita.

Napoleone si fionda in cucina. Sei mesi non sono bastati a fargli dimenticare l’esatta posizione della ciotola di cibo. Un guaito disperato accompagna la scoperta di una bacinella vuota.
“Arrivo Napo, arrivo. Se anche aspetti due minuti per mangiare non muori di fame!”
Lucia potrebbe giurare che il cane l’ha guardata sbuffando, in fremente attesa delle crocchette al pollo. La bava che gocciola ai lati del muso è il perfetto indicatore dell’acquolina e del languorino che si fa sentire nello stomaco.

Gli scarponi sono abbandonati all’entrata e Napo ora dorme, beato e a pancia piena.
Lucia sul tavolo della cucina ritrova un biglietto di suo pugno, scritto mesi prima.

Cara Kip,
Quando leggerai questo biglietto, sarai di nuovo a casa. Se dopo un giorno o mille non è dato sapere. Buon viaggio, ma soprattutto buon ritorno!


Lucia sorride. Kip: che buffo soprannome. Le resta appiccicato addosso, non sa più il perché, dai tempi dell’asilo. Per tutti non era più Lucia, ma Kip e questa è sempre stata la parte più profonda della sua anima, quella parte da cui la depressione l’ha divisa.
Quella parte di cui è partita alla ricerca e che sembra aver trovato.

Dallo zaino sbucano le lettere che Lucia ha scritto. Un diario epistolare indirizzato a se stessa. Lettere da leggere e rileggere per ripercorrere il suo viaggio. Lettere da conservare per i momenti di sconforto.
Lucia si addormenta. Il volto profuso di una stanchezza calma e appagata, la stanchezza di chi è in pace con il mondo.

Il viaggio è finito o forse è appena cominciato. Non importa: Lucia è tornata.

Racconto selezionato per la pubblicazione sull’antologia del premio “Concorso Letterario 2018 – Racconta una storia breve – In viaggio con me“ indetto dal Circolo Culturale La GazzaBorno Incontra, progetto “Biblioteca diffusa” del Distretto Culturale di Valle Camonica.
Se il personaggio di Napoleone ti incuriosisce prova a leggere “Le statistiche del trenino“, da fine estate 2020, ogni mese un nuovo capitolo.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound Kabit,
Suprasummun, Inspectorj, Juan Merie Venter, Bpianoholic

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli