Il nuovo arrivato

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Il nuovo arrivato
Illustrazione di Gianluigi Susinno

Hans non stava più nella pelle: il grande giorno era arrivato. Da tempo fervevano i preparativi, per la precisione da quando, qualche settimana prima, la mamma era entrata in camera sua e in tono serio gli aveva chiesto: “Tesoro, saresti disposto a condividere la stanza con tuo cugino Alessandro?” La risposta non si era fatta attendere: “Con Ale?! Certo che sì!”. Dovete sapere, infatti, che per Hans quel cugino grande e grosso, sempre vestito di verde, con lo zaino in spalla e gli scarponi ai piedi, era un vero mito. Non si vedevano spesso, ma quando passava a trovarli era sempre una festa: riempiva la casa di risate e raccontava tante curiosità sugli animali.

Quando era più piccolo Hans pensava che fosse un mago, ma ora – alla veneranda età di 8 anni – aveva capito che era un “quasi biologo”. “Eh sì, tesoro. Il tuo ‘quasi biologo’ sta per diventare un ‘biologo tutto d’un pezzo’!” Rise la mamma e spiegò che Ale aveva quasi terminato gli studi. Gli mancava solo una cosa complicatissima da fare: una ricerca lunga e difficile che si chiamava “tesi di laurea” e per farla aveva bisogno di stare da loro per un paio di mesi. E così quel pomeriggio, alla stazione, c’erano proprio tutti ad accoglierlo: perfino Fuffi, il cane di Hans. “Ciao zia Carla! Che bello vederti… zio Max: come ti stanno bene i baffi! Ma guarda un po’, c’è anche il mio cugino preferito!” E li strinse tutti e tre in un grosso abbraccio, mentre Fuffi scodinzolava felice.

Al momento d’andare a dormire, Hans era ancora un fiume in piena di eccitazione e di domande e così, sdraiati nel buio della cameretta, i due cugini iniziarono a chiacchierare: “Ale, ma cos’è questa cosa complicatissima che devi fare?” Chiese il bambino. “La mia tesi di laurea dici? Si tratta di una ricerca, come quelle che fai tu per la scuola, ma è un po’ più lunga e cerca di rispondere a delle domande a cui mai nessuno ha risposto prima. Ora però dormiamo così domattina, se vuoi, ti porto con me nel bosco e ti spiego meglio di cosa si tratta”. E con un gran sbadiglio Ale iniziò a russare sonoramente. Al mattino, dopo una buona colazione, i due compari si avviarono nel bosco e Ale iniziò a raccontare.

“Devi sapere, caro cugino, che quando avevo la tua età venivo sempre in vacanza dalla zia Carla: facevo lo zaino e dal Ticino venivo qui nei Grigioni. Quanti spaventi che ho fatto prendere alla tua mamma! Già a 10 anni passavo nel bosco sul St. Luzisteig giornate intere e lei mi veniva a cercare con il battipanni.” Hans scoppiò a ridere, mentre Ale continuava: “mi piaceva tanto la natura e 2 o 3 anni dopo, passeggiando in questa foresta mi sono imbattuto in un animale stranissimo, che non avevo mai visto prima. A quanto pare, non lo avevo avvistato solo io. Ne hanno parlato alla tv e così ho scoperto di aver visto un Cane procione, il primo avvistato in questo Cantone. Crescendo il mio amore per il bosco è cresciuto con me e così finita la scuola mi sono iscritto all’Università e ora sto per diventare un biologo. Per terminare gli studi mi manca la tesi di laurea e ho deciso di farla proprio su quello strano animale che ho visto qui vicino nel 2009”.

Hans, con gli occhi sgranati, pendeva dalle sue labbra: “è per questo che stai da noi? Andrai nel bosco tutti i giorni a vedere se lo vedi ancora?” Ale, contento dell’interesse del suo ascoltatore e speranzoso di avere un domani un altro naturalista in famiglia, annuì: “esatto, voglio capire se quell’esemplare visto nel 2009 ha fatto una famiglia stabile qui nei dintorni, oppure se non c’è più e, in questo caso, si parla di avvistamento occasionale”. Nel frattempo, scarpinando per creste e valli, i due ragazzi erano arrivati nel punto esatto in cui, tanti anni prima, era avvenuto l’incontro. “Guarda tra quei cespugli Hans: è proprio lì che ho visto il Nyctereutes procyonoides, che è il nome scientifico del cane procione. Viene dal greco sai? Nycto vuol dire notte ed ereutes vuol dire ‘che si aggira’. Si chiama così perché è, principalmente, un animale notturno. All’inizio pensavo fosse un procione, poi un cane come il tuo Fuffi o una volpe dal pelo scuro, ma presto ho capito che non era così.”

“Ma allora cos’è di preciso? È questa la domanda a cui cerchi di rispondere con la tesi?” Chiese un Hans sempre più interessato. “Oh no, cos’è lo si sa benissimo. Si tratta di un canide tozzo e lento che deriva dall’Asia orientale. Purtroppo per tanto tempo veniva allevato per usarne la pelliccia, soprattutto in Russia e da lì, per via di fughe e di rilasci diretti nei boschi, si sta espandendo un po’ in tutta Europa. Come già ti avevo spiegato una volta, il fatto che una specie, animale o vegetale, si sposta in una zona che non sarebbe la sua, non è un bene perché disturba le specie autoctone, cioè che vivono lì da sempre. Infatti il Cane procione è una delle 29 specie animali che l’Unione Europea classifica come specie invasive aliene ‘of Union concern’, che costituiscono cioè motivo di preoccupazione per i danni che possono infliggere all’ecosistema”.

Hans divenne serie di colpo: “quindi è un animale cattivo?” Il “quasi biologo” si affrettò a chiarire le cose: “non esistono animali cattivi Hans! Si tratta solo di un animale che si trova dove non dovrebbe stare e la mia tesi vuole rispondere alla domanda: quanti Cani procioni ci sono in Svizzera? Non so se ci riuscirò, ma voglio provarci. Più di 10 esemplari sono stati visti gironzolare nella nostra nazione e, da quanto ne sappiamo, si tratta sempre di maschi, ma se dovessero arrivare anche le femmine sarebbe un problema. Pensa che le coppie vivono insieme per molti anni e spesso diverse coppie condividono lo stesso territorio. Ogni femmina partorisce 6 o 7 piccoli e mentre li cura è il maschio a portarle da mangiare”.

I due cugini continuarono in silenzio. Gli occhi attenti di Ale scrutavano il terreno in cerca di tracce, mentre il volto di Hans era tutto corrucciato. “Ehi piccoletto, cosa ti preoccupa?” Chiese infine il giovane. “E se incontriamo un cane procione e ci mangia?” Sospirò Hans. Ale scoppiò a ridere: “Ma va là… ma come fa a mangiarci? Va bene che è onnivoro, cioè si nutre un po’ di tutto, ma al massimo riesce a mangiare rane e topolini. Non è mica un mostro e poi pesa solo 5 kg in estate e fino a 10 in inverno, quando accumula grasso prima del letargo e diventa bello cicciottello. E poi sai una cosa? I suoi denti non sono forti e spesso gli mancano anche! Capita, infatti, che non abbia il terzo molare inferiore. In ogni caso se vedi un animale di taglia media, che sembra un procione ma non lo è, di colore tra il grigio e il rossiccio, lungo fino a 68 cm e che non abbaia… ecco potrebbe essere lui. Importante è che non ti avvicini e non lo spaventi ma questo vale per tutti gli animali, vero?”

E così dicendo strinse la manina di Hans nella sua e si avviarono verso casa: il sole stava tramontando. Il bambino aveva ancora tante domande, ma era felice. Per almeno un paio di mesi avrebbe avuto il cugino tutto per sé: chissà quante altre cose avrebbe imparato! E un giorno, si ripromise mentre entrava in casa, sarebbe diventato un “quasi biologo” anche lui.

Ecco un altro racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli