Nonna Grimilde e gli ovetti di Pasqua

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Nonna Grimilde e gli ovetti di Pasqua
Illustrazione di Gianluigi Susinno

L’altro giorno stavo passeggiando in città e mi sono imbattuta nella vetrina di una bellissima pasticceria. Non so voi, ma io ho un vero amore per torte e cioccolata e, mentre osservavo quei dolci meravigliosi già con l’acquolina in bocca, si è avvicinato un bambino che tirava per mano un signore con un gran paio di baffi bianchi come la neve.

“Nonno corri: guarda quanti ovetti di Pasqua! Hanno lo stesso colore dei piccoli di Nonna Grimilde. Proprio dei bei cinghialotti!”
Quando guardo le uova di Pasqua io penso a tante cose, ma mai mi sono venuti in mente i cinghiali. Così ho preso coraggio e mi sono avvicinata per capirci qualcosa.

Voi penserete: “Ma che curiosa, la cosa non ti riguardava…”.
Avete ragione, ma se non fosse per la mia curiosità non potrei riferirvi la storia del piccolo Marco e di nonno Luigi e vi assicuro che vale proprio la pena sentirla.

Qualche settimana fa Marco è andato a trovare il nonno alla cascina nel bosco.
È un bel posto, una radura circondata da alti faggi, con una fontana in sasso e un piccolo orto così curato che gli ortaggi sembrano piantati nel terreno come tanti soldatini: tutti dritti e alla stessa distanza. Marco prende sempre in giro il nonno dicendogli che quando pianta le verdure, se vuole, gli presta il suo righello di scuola così le mette ancora più in riga.

Ecco, quel giorno Marco ha sentito il nonno borbottare già da lontano. Era proprio arrabbiato e presto anche lui ha lanciato un grido.
Appena svoltato l’angolo della cascina, là dove avrebbero dovuto esserci le file ordinate di scura terra che custodiva le patate, l’aglio e le cipolle, c’era invece un gran disastro. Tutta la terra era rivoltata, l’erba era estirpata e qualche pezzo di patata si intravedeva qua e là.

“Nonno!! Ma qui è passato un terremoto!”
Marco è sconvolto. La settimana prima aveva aiutato il nonno a piantare tutto per bene ed ora il loro lavoro era distrutto.

Il nonno si passa una mano sulla fronte: “No Marco, sono stati i cinghiali, ma se li prendo! Domani vengo con il fucile e se tornano guai a loro! So ben io cosa fare: finiranno tutti in pentola.” Con tanta fatica nonno e nipote sistemano i danni e, al calar del sole, si avviano verso casa mano nella mano.

Al momento di andare a letto Marco non riesce a prendere sonno. Si immagina il nonno con il fucile e un mostro gigantesco che si staglia davanti a lui. Tra sé e sé pensa che un cinghiale non può essere così brutto come se lo immagina e, per fugare ogni dubbio, a piedi nudi e con il pigiama rosso sgattaiola in corridoio a cercare la vecchia enciclopedia della mamma.
Scorre tutte le pagine finché trova quella che cerca e inizia a leggere.

Mamma Anna lo trova addormentato sul pavimento più di due ore dopo e, senza svegliarlo, lo porta a letto.
“Chissà perché mio figlio ha letto tutto il capitolo dedicato ai cinghiali. Domani glielo chiederò.” Pensa Anna prima di addormentarsi a sua volta.

L’indomani, però, c’è così tanto da fare che i cinghiali sono l’ultimo pensiero della mamma, anche perché nonno Luigi passerà la notte in cascina e Marco ha insistito tanto per accompagnarlo che alla fine gli è stato dato il permesso.

“Nonno, ma tu lo sapevi che i cinghiali ci sono di nuovo in Ticino solo dal 1981? E che amano rotolarsi nel fango per pulirsi?”
Marco guarda di sottecchi il nonno che sembra di malumore.

“Allora sei un cinghialotto anche tu visto che giochi sempre nelle pozzanghere!”
Gli risponde, infatti, un po’ di malo modo.
“Nonno non prendermi in giro! Lo sai che a capo del branco c’è sempre una femmina che è la mamma o la nonna di tutti i piccoli presenti? Un po’ come a casa nostra che a capo di tutto c’è la mamma.”
Nonno Luigi scoppia a ridere: il malumore gli è passato.

“Quante cose che sai! Dove le hai imparate?”
“Stanotte ho letto tutta l’enciclopedia. Ho scoperto che mangiano di tutto e sono ghiotti di patate, soprattutto con i vermi. Che schifo! E poi lo sai che hanno un naso sensibilissimo e fanno parte degli ungulati come i cervi? Anche se i cervi sono più belli. Ah… e lo sai che hanno 44 denti e i canini inferiori sono lunghi fino a 14 centimetri? E lo sai che i piccoli hanno il pelo con le strisce e la coda corta e sono curati dalla mamma ma anche da tutte le altre femmine che si chiamano scrofe? E lo sai che….”

Nonno Luigi osserva il nipote.
Mamma mia quanto parla! Per fortuna sono arrivati alla cascina.
“Marco ora dobbiamo metterci in silenzio dietro alla fontanella e aspettare il tramonto, altrimenti i cinghiali non arriveranno di sicuro.”

Dopo qualche ora di attesa, con l’ultima luce del giorno, ecco spuntare tra gli alberi una sagoma maestosa. Una vecchia scrofa imponente e nera come la notte avanza guardinga nella radura. Dietro di lei seguono altre femmine e tra loro cinque piccoli cinghialotti marrone chiaro e con delle strisce più scure.

Il nonno imbraccia il fucile e prende la mira. Prima di sparare si volta verso il nipote.
Marco ha la bocca spalancata e gli occhi lucidi per l’emozione di trovarsi faccia a faccia con un animale selvatico. Le pupille si muovono frenetiche seguendo il ritmo dell’avanzare dei cinghialotti al piccolo trotto.

All’improvviso il bambino si volta verso il nonno.
“Nonno: non puoi sparare, Non puoi! Guarda come sono belli i piccoli, come sono tondi, sembrano anche morbidi e poi hanno anche il colore dei cioccolatini. Sembrano delle uova di Pasqua!” Luigi non riesce a trattenersi e scoppia in una sonora risata.

La vecchia femmina si volta di scatto e dà l’allarme. Tutto il branco scappa a zampe levate. Il nonno ride così tanto che gli trema tutta la pancia sotto la camicia a quadretti.

“Delle uova di Pasqua? Ma le uova di Pasqua non mangiano le mie patate!”
“Oh nonno, dobbiamo trovare un’altra soluzione non puoi ucciderli!”
“Mmhmh, ci penserò. Ma adesso entriamo in cascina, inizia a fare freddo.”

Stretti nei sacchi a pelo sul vecchio pavimento di pietra, nonno e nipote parlano fino a notte fonda.
“Nonno, ti ho già detto che i cinghiali vivono fino a 10 anni? E che per togliersi il fango secco si grattano contro gli alberi? E ti ho già detto che il nome scientifico è Sus scrofa?”
“Sì Marco, mi hai già detto tutto almeno tre volte. Visto, però, che ormai questi cinghiali sono diventati tuoi, non mi hai detto come vuoi chiamare la femmina che hai visto per prima, quella che sembrava la nonna di tutti.”

Marco scoppia a ridere: “Dici la nonna dei cinghialetti che sembrano ovetti di Pasqua? La chiamerò Grimilde, è un bel nome per una nonna cinghiale!”
Il nonno sorride e spegne la luce della candela. Questa notte non ci saranno fucili e mostri, ma solo una nonna un po’ pelosa e i suoi nipotini.

Io però avevo ancora una domanda per Marco e Luigi: “Ma come avete fatto con il vostro orto?” Marco mi guarda furbo e sorridente: “Il nonno ha avuto un’idea fantastica: abbiamo messo una bella rete, dritta dritta anche questa, così le patate stanno dentro e i cinghiali stanno fuori e stanno tutti benissimo!”

Non ho potuto far altro che dar loro ragione.
Li ho salutati con un gran bacio e sono tornata ad osservare la bella vetrina della pasticceria.
In effetti… quelle uova di Pasqua… sembrano proprio dei cinghialotti!

Ecco un altro racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound ObxJohn, Stuxer
Musiche incompetech.com: “La Grand Chase” di Kevin MacLeod

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli