C’era una volta e c’è ancora

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C'era una volta e c'è ancora
Illustrazione di Gianluigi Susinno

C’era una volta tanto tempo fa…

Ehi no: fermi! Questa è una storia che c’è adesso, quindi ricominciamo daccapo.

C’è ancora oggi, e per fortuna diremmo noi, un abitante dei boschi piccolo e velocissimo. Si mimetizza tra il fogliame ed è quasi invisibile, ma se aguzzate la vista vi può capitare di vederlo saltellare e svolazzare. Non è un folletto, ma è un uccellino minuscolo. Lui non lo sa, ma è il più piccolo pennuto europeo: un bel record non vi pare?

Qualche giorno fa mi trovavo in montagna e stavo camminando verso l’invisibile linea d’altitudine che separa i boschi di latifoglie da quelli di aghifoglie. Ad un certo punto Napoleone, il mio grosso e grasso San Bernardo, si è immobilizzato e si è messo sull’attenti. Avete presente un colosso di oltre 90 kg che si impunta e non ne vuole sapere di proseguire? Ecco: mi sono trovata in questa situazione! Io volevo continuare la mia passeggiata, ma mi trovavo davanti una piccola montagna che aveva un’idea completamente diversa dalla mia.

Ad un certo punto il naso del cagnolone ha iniziato a fremere e proprio mentre lo stavo prendendo per il collare, ha fatto un balzo in avanti degno di un ghepardo e mi ha trascinato con lui nel sottobosco a lato del sentiero, fino ad arrivare sotto ad un abete dove ha iniziato a scodinzolare freneticamente e ad uggiolare come se chiamasse qualcuno.

Ora: immaginatevi la scena e abbiate un po’ di comprensione per la vostra povera “raccontafavole”. Mi sono ritrovata infangata dalla testa ai piedi, i pantaloni strappati, uno scarpone abbandonato là, lo zaino aperto lì e che già si stava popolando di formiche, una mano tutta spellata e un gran bernoccolo appiccicoso sulla fronte perché il mio amico peloso ha ben pensato di farmi schiantare contro il tronco resinoso dell’aghifoglia. Avevo una gran voglia di strangolarlo e ho pensato che fosse proprio un giorno sfortunato, ma come spesso accade è cambiato tutto nel giro di pochi secondi.

Ero rannicchiata tra le radici dell’albero e cercavo di togliermi le spine e i sassolini che mi avevano scorticato le mani quando, all’improvviso, ho sentito anche io quello che il mio fido compagno aveva già captato: un fischio lieve e acuto. Mi sono fiondata su Napoleone che era già pronto a scattare di nuovo e, tenendogli fermo il muso e la bocca chiusa, gli ho sussurrato ad un orecchio: “Fermo amico. Se continui ad uggiolare e a fare il terremoto il Regulus regulus non si farà vedere di sicuro!”

Non sono certa che il bestione peloso sappia cosa sia un Regulus regulus, ma vi garantisco che deve aver compreso qualcosa delle mie parole perché si è acquattato ai miei piedi. Solo il naso continuava a fremere e gli occhioni si muovevano qua e là: “Oh Napoleone: è inutile che cerchi di vederlo con gli occhi. Lo sappiamo tutti e due che la vista non è il tuo forte. Tu prova ad annusare l’aria e io cerco di vedere dove si trova.”

Ci siamo messi a lavorare in squadra, naso canino e vista umana, e dopo una decina di minuti lo abbiamo scovato. L’uccelletto era appollaiato su un ramo d’abete con in bocca qualcosa che somigliava in modo inquietante a mezzo ragnetto masticato. Un secondo dopo il mezzo aracnide era sparito nel becco e il Regolo era ripartito di volata, sicuramente per cercare qualcosa d’altro da mangiare.

“Napo: hai visto? Il Regolo si dà parecchio da fare per mettere insieme il pasto! Pensa che pesa pochissimo, 5 o 6 grammi – meno del lievito che metto nell’impasto della torta! -, e ogni giorno deve mangiare lo stesso quantitativo di cibo per sopravvivere! È come se tu, vecchio golosone, mangiassi ogni giorno 90 kg di crocchette!”

Il cane si volta e mi fissa. Probabilmente me lo sono solamente immaginato, ma il suo sguardo mi è sembrato sognante all’idea di papparsi quotidianamente tutto quel cibo. “Eh no bello mio, non ci pensare neppure! Già sei un gigante così, se ti dessi 90 kg di pappa, tempo una settimana e non passeresti più neanche dalla porta. Sempre che non scoppi prima!” Con un sospiro Napoleone lascia ciondolare il muso: sembra quasi affranto. Mi verrebbe da ridere, ma non voglio spaventare l’uccellino, impegnato nella sua affannosa ricerca di cibo. Soprattutto in inverno deve sfruttare al massimo le ore di luce per trovare ragnetti e piccoli insetti non troppo coriacei di cui cibarsi. È così piccolo che non ha problemi a volare veloce tra i rami intricati, con le ali arrotondate, le piume verdognole, il petto grigio e la meravigliosa crestina gialla.

Dopo qualche minuto di annusate a tutto spiano, le orecchie di Napoleone si fanno più attente – chi tra di voi ha una cane? Ecco, spiegate a coloro che non lo hanno che non è uno scherzo: le orecchie di un cane cambiano veramente posizione e orientamento quando è attratto da qualcosa! – e io, seguendo la punta del muso, individuo nella boscaglia altri uccellini della stessa specie, tutti intenti a banchettare.

“Già Napoleone. Scommetto che se stiamo qui ancora un po’ ne vedremo arrivare altri. Il Regolo è un uccello gregario soprattutto d’inverno. Senti come fischia? È il suo modo di interagire con gli altri. Un po’ come quando tu uggioli dietro a tutti gli altri quadrupedi del quartiere. E pensa che a marzo partirà la stagione degli amori: questo bosco si riempirà di tante coppiette che metteranno al mondo due covate.”

Mi sembra quasi di vedere i pensieri del mio cucciolone aggrottargli l’alta fronte. La scorsa primavera sbavava dietro, in senso letterale, ad una bella e raffinata cagnolina che gli ha spezzato il cuore preferendo un atletico pastore tedesco. Ah: ingiustizie canine! Per distrarlo dai suoi cupi pensieri continuo con le mie spiegazioni.

“Lo sai Napo che il Regolo fa un nido a forma di coppa? Dentro lo fodera con le piume cosi i pulcini vengono al mondo sul morbido in circa 15 giorni. I piccoli, anche una decina per ogni covata, lasciano il nido dopo soli 20 giorni. Ma ti immagini? Così giovani e sanno già volare… mi sa che tu a 20 giorni avevi appena aperto gli occhi!”

Il San Bernardo mi fissa e non perde una parola del mio discorso. Così gli racconto che l’habitat preferito dal nostro amico piumato è il bosco di abeti e che in Svizzera c’è tutto l’anno, mentre se vive in paesi nordici, durante l’inverno migra per svernare in climi temperati. Stavo giusto per lanciarmi in un’imitazione, dal risultato sicuramente discutibile, del verso dell’uccellino, quando un candido fiocco di neve si è posato sul nero naso di Napoleone.

“Sbrighiamoci bestione! Inizia a nevicare!”
Mi affanno a recuperare lo scarpone e a sfrattare le golose formiche che hanno colonizzato il mio zaino e il mio panino. In quattro e quattr’otto sono pronta a ridiscendere la montagna. Sei zampe, due umane e quattro canine, si avviano lungo il sentiero, mentre i fiocchi si fanno più abbondanti. Tra i rami continuano a sfrecciare veloci uccellini e, per un istante, un Regolo si ferma a guardarci. Poi fischia e si allontana.

“Ciao amico, alla prossima!” Anche Napo abbaia e sembra lo saluti.
“Forza bello andiamo! Devo mettere un po’ di ghiaccio su questo bernoccolo! Tutta colpa anzi, questa volta, tutto merito tuo!”
Napo mi guarda e, giuro, sembra sorridere.

Ecco un altro racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound Reitanna, Avakas

Verso Regulus Regulus: vogelwarte.ch

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli