Sono una talpa e ne vado fiero

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Sono una talpa e ne vado fiero
Illustrazione di Gianluigi Susinno

L’ora di ginnastica è quella più odiata da Goffredo e non si può dire che abbia torto. Otto anni, un po’ di ciccia nascosta malamente sotto alla tuta verde evidenziatore, nessuna propensione allo sport, due occhiali spessi come fondi di bottiglia e un nome che è tutto un programma. I compagni di classe non perdono occasione per schernirlo: “Goffredo, Goffredo: sei così goffo che non ci credo!” Quante volte passando nei corridoi si è sentito apostrofare con quella brutta filastrocca, ma oggi è anche peggio del solito.

Il maestro ha fatto sedere tutta la classe sul pavimento della palestra, ha chiamato Luca e Sara e ha iniziato a spiegare la lezione: “Oggi giocheremo a pallavolo. Luca e Sara sceglieranno a turno i componenti delle due squadre che si sfideranno.”
Il bambino sospira, sa già come andrà a finire: resterà ultimo e nessuno lo vorrà nel proprio gruppo. Infatti, cinque minuti dopo, resta solo lui seduto sul linoleum marroncino ai bordi del campo da gioco.

“Io Goffredo in squadra non lo voglio!”
Borbotta Sara e Luca, che non si è accorto di avere il maestro proprio alle spalle, rincara la dose: “Già! Hai sentito? Nessuno ti vuole e sei anche cieco come una talpa, non riesci nemmeno a vedere la palla!”
Una mano si appoggia sulla spalla del bambino: “Luca, ma come ti permetti di trattare così un tuo compagno?” 
“Ma maestro, è vero! Goffredo ci farà perdere la partita, nonostante gli occhiali ci vede meno di una talpa!”

Il maestro sospira e si volta verso il bambino che, cercando di non farsi vedere, si asciuga una lacrima. Da una parte vorrebbe fare una bella ramanzina a Luca, ma sa bene che questo renderebbe Goffredo ancora più oggetto di scherzi e antipatie. 
“Ragazzi voi giocate pure la vostra partita. Vi sorveglierà il bidello Franco. Io e Goffredo abbiamo delle cose da discutere.”

E così dicendo afferra la paffuta manina del bambino e lo porta fuori dallo stabile. Con grande sorpresa, però, non tornano in classe come si aspettava Goffredo, ma si infilano nella stradina acciottolata che serpeggia di fianco alla scuola e si fermano davanti alla più bella gelateria di tutta la città: “ Scegli il gusto che vuoi ragazzo: si parla meglio con un bel gelato davanti!” E così dieci minuti dopo il maestro e Goffredo, che si è tuffato su un gigantesco cono al cioccolato, sono seduti sulla panchina sotto al grande faggio dietro l’istituto scolastico.

“Sai Goffredo, Luca non ha tutti i torti a dire che nello sport non sei proprio un campione, ma questo non ti impedisce di avere tante altre doti, proprio come una talpa!”
“Non è vero! Le talpe sono brutte, grasse, non piacciono a nessuno, non vedono niente e sono inutili!”
Il maestro sorride e inizia a raccontare: “Quando avevo la tua età c’era un ragazzo poco più grande di me che si divertiva a prendermi in giro. Diceva che ero un asino e non capivo niente. Un giorno, stufo della situazione, ho fatto una ricerca per vedere se davvero gli asini sono così stupidi e sai cosa ho scoperto?”

Due grandi occhi osservano il maestro, mentre una bocca impiastricciata di gelato sussurra un no: “Ho imparato che gli asini sono testardi, non stupidi, che raggiungono sempre il loro obiettivo, che sono fortissimi, che possono trasportare cose molto pesanti, che sanno comunicare con i loro simili e che da soli soffrono la solitudine. Quando il bullo è venuto ancora a prendermi in giro, gli ho spiattellato sul muso la mia scoperta; è rimasto così meravigliato che io avessi osato ribattere e che sapessi così tante cose, che non mi ha più preso in giro!”. Goffredo guarda ammirato il maestro che, sorridente, gli fa cenno di tornare in classe per la lezione di scienze. 

“Ragazzi, oggi parleremo dei mammiferi e per la prossima settimana ognuno di voi deve fare una ricerca sul suo animale preferito ed esporla a tutta la classe.”
E mentre detta questo compito, il maestro fa l’occhiolino a Goffredo.

La settimana passa veloce e oggi è il gran giorno delle ricerche di scienze. L’ora viene riempita da quattro cavalli, tre cani, cinque gatti, due criceti, due delfini e un lupo quando, finalmente, arriva il turno di Goffredo.

Il maestro lo guarda incoraggiante: “E tu Goffredo? Di che animale hai deciso di parlarci?” Il bambino risponde timidamente “Io parlerò delle talpe.” Tutta la classe scoppia a ridere e Goffredo diventa rosso come un pomodoro: “ Bambini, adesso basta. Abbiamo ascoltato per innumerevoli volte storie di cani, gatti e cavalli. Nessuno di voi ha avuto la curiosità di guardare oltre il proprio naso. A me interessa molto quello che ha da raccontarci il vostro compagno e anche voi dovreste stare zitti e attenti, così magari imparate qualcosa di interessante e inaspettato.” Il maestro guarda i suoi pulcini con aria severa e fa cenno a Goffredo di proseguire.

“Voi mi prendete sempre in giro perché dite che sono cieco come una talpa. Ecco: non è vero! Le talpe non sono cieche: hanno due occhi molto piccoli e nascosti nel pelo, ma ci vedono! E poi alle talpe la vista serve a poco: hanno un olfatto sensibilissimo. Sentono l’odore dei lombrichi, di cui sono ghiotte, anche attraverso le pareti di terra, come io sento il profumo dei biscotti di mia nonna ancora prima di entrare in casa.”

“La pelliccia è morbida e nera e permette loro di scivolare avanti e indietro nelle gallerie senza sforzo, un po’ come quando io scivolo nei corridoi cercando di non farmi vedere da voi. Le talpe vivono fino a 2’000 metri e ascoltano tutti i rumori perché hanno un udito molto buono. La cosa più bella sono le zampe davanti: sono forti e grandi e permettono alla talpa di scavare gallerie fino a oltre un metro di profondità e per una lunghezza di anche centinaia di metri! Vorrei proprio essere una talpa a volte, così potrei scavare velocissimo un buco nel pavimento e sparire quando voi mi trattate male! In più le talpe dormono poche ore per volta perché devono mangiare tanto anche se pesano solo 80 grammi.”

“E poi sì, vorrei proprio essere una talpa, perché loro, all’incontrario di me, non si perdono mai: hanno una specie di bussola incorporata che si basa sul magnetismo terrestre e così sanno sempre dove sono.”
Goffredo è affannato e attraverso le spesse lenti scruta i suoi compagni, sicuro di vedere scherno sui loro volti. In realtà, stupito, si accorge di notare curiosità e interesse. Lisa alza addirittura la mano: “ Quanto vive una talpa?” Goffredo si concentra per cercare la risposta: “ Se non ricordo male vive fino a tre anni.”

Poi è la volta di Massimo: “Goffredo, ma quanti piccoli fanno le talpe?.”
“Dipende: di solito da 3 a 5.” Il maestro osserva compiaciuto i suoi alunni. Goffredo probabilmente non diventerà mai il bambino più popolare della scuola, ma sicuramente è il protagonista indiscusso dell’ultima mezz’ora di lezione. Le domande piovono e lui sa rispondere quasi a tutte, fino all’ultima. Luca, che è rimasto in silenzio, si alza e va davanti al bambino: “ Goffredo, ma quindi posso continuare a dire che sei una talpa? Senza offesa però! Non pensavo che le talpe fossero così forti!”
Il maestro sorride; Goffredo è sulla buona strada per scavarsi la sua personale galleria verso il successo: proprio come una talpa.

Un altro racconto di BluttaBlatta apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound Splicesound

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli