La famiglia tetrao

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La famiglia tetrao
Illustrazione di Gianluigi Susinno

Nei boschi del Ticino, in un avvallamento nascosto da bassi arbusti e costeggiato dagli ultimi imponenti alberi prima dei pascoli alpini, vive la famiglia Tetrao.

La loro casa è un nido a piano terra, ben nascosto dalla vegetazione e siccome è una famiglia molto timida non vi dirò di più. Non vorrei mai vi venisse voglia di andarla a trovare! La famiglia Tetrao, infatti, è composta da sette giovani Fagiani di Monte che si trovano alla fine dell’adolescenza e dalla loro mamma, la Signora Lira, che non vede l’ora che i figli, ormai grandi, decidano di andarsene da casa e mettere su famiglia per conto loro. Non le dispiacerebbe, infatti, avere dei bei nipotini. Sia la mamma che i figli sono buoni e bravi, ma non amano tanti gli estranei e li potremmo definire dei gran fifoni, perciò è meglio non spaventarli.

Un giorno, quando ancora i piccoli non erano nati, ho incontrato la loro mamma mentre stava covando le uova. Le teneva al caldo tra le zampe, sotto le sue folte piume brune. L’incontro è avvenuto quasi per caso e non volevo certo spaventare la Signora Lira, che appena mi ha visto ha iniziato a fare un gran baccano e mi è toccato scappare a gambe levate. Da allora me ne guardo bene di avvicinarmi al suo nido. Mi piace, però, immaginare la vita della famiglia Tetrao e soprattutto dell’ultimo pulcino, quello nato più tardi degli altri, più piccolo e fragile.

La Signora Lira, quando l’uovo si è schiuso ha deciso di chiamarlo Filino perché era magro magro e rinsecchito, tanto fine da faticare a stare in piedi.
“Mamma, mamma ho fame!”
Questi sono stati i primi pigolii di Filino e la mamma ha tirato fuori dalla dispensa ben fornita una ciotola di magnifici insetti.
“Mamma, mamma ho fame!”
Ha ripreso a pigolare poco dopo Filino e la mamma è corsa nell’orto a cogliere un po’ di bacche. “Mamma, mamma ho fame!”
Ha continuato Filino e la mamma gli ha presentato una bella insalata di foglie fresche guarnita da aghi di pino.

Finalmente Filino ha lo stomaco pieno e si addormenta insieme ai fratelli che già dormono da un paio d’ore, sazi e rifocillati. Sette pulcini: Filino, Galletto, Gelsomina, Pinuccia, Rino, Tetrix e Ruzzolo, chiamato così perché è uscito dall’uovo con una gran capriola. I lunghi giorni estivi scorrono lenti e mamma Lira continua a correre come una matta per sfamare, accudire e intrattenere i suoi piccoli.
E poi c’è il nido da tenere pulito e i predatori da tenere alla larga. Che fatica!
“Oh figli miei, quante cose da fare! Vedrete quando sarete a vostra volta genitori”.
Ma i sette fratelli non badano troppo alla stanchezza di mamma, impegnati come sono a crescere e a scoprire il mondo.

Una sera di fine estate, sulla montagna, si abbatte un temporale. Di quei temporali forti e improvvisi tipici dell’estate. Il ruscello che scorre vicino alla casa della famiglia Tetrao diventa sempre più grande e si avvicina pericolosamente al nido. I sette fratelli tremano come foglie sotto alle ali della mamma e la Signora Lira guarda il cielo e spera in cuor suo che l’acqua passi via senza sfiorarli. Il temporale come è iniziato finisce e, per questa volta, tutto è andato bene.

Gelsomina, però, ha preso così tanta paura che per una settimana non ha più emesso neanche un cip e appena ha capito di essere abbastanza grande ha deciso di andare a cercar fortuna altrove. Mamma Lira la guarda partire, un po’ le spiace, ma è giusto che sia così. Quando già sta per svoltare dietro alla curva del sentiero le urla l’ultimo saluto: “Figlia mia, le tue piume sono pronte per partire, ma non dimenticare mai che sei un Fagiano di Monte! Stai attenta ai predatori!” Gelsomina sbatacchia le ali e si allontana.

Nei giorni seguenti partono anche tutti gli altri fratelli. Chi verso valle, chi verso monte, chi volando e chi andando a piedi. Per tutti mamma Lira ha un saluto e una raccomandazione.
“Ruzzolo, stai attento a non inciampare con le tue lunghe zampe.”
“Tetrix, Rino: smettetela di litigare per quella bella ragazza che avete visto passare! La montagna è piena di fanciulle piumate che aspettano le vostre serenate d’amore!”
“Pinuccia stai attenta alle tue penne e preparale bene per l’inverno che farà tanto freddo e tu Galletto esercitati bene con il volo. Non è il caso che continui a sbattere contro i bassi rami degli abeti!”
E così, con un rapido bacio sulle morbide testoline e tra le rosse sopracciglia, mamma Lira ha salutato uno ad uno i suoi pulcini. Sul finire dell’autunno è rimasto solo Filino nel nido, sempre magro e secco come un sorbo rinsecchito.

La signora Tetrao non sa più cosa fare. Ha provato con le mosche, con i lamponi, i mirtilli e addirittura con le lumache, ma niente sembra far ingrassare quel figlio gracile, ma testardo come un mulo.
“Filino tu l’inverno lo passerai con me, finché non metti su qualche grammo questo nido non lo lasci!”
“Ma mamma…”
“Non voglio sentire storie. E ora fila a letto che è tardi”.
Filino sospira e si addormenta. Sogna di diventare un Gallo Forcello imponente e ammirato da tutti. Sogna di diventare grande e bello come il suo papà, forte come suo fratello Rino e saggio come sua mamma Lira.

I giorni passano e l’inverno avanza. La neve copre tutto e i suoni si fanno ovattati. Trovare da mangiare diventa ancora più difficile, ma la natura sta facendo il suo corso. Filino ha ancora tanta fame, ma meno di un tempo. Il suo corpo è ancora magro, ma le sue ali si stanno irrobustendo e i fiocchi di neve si sciolgono sul calore delle piume che ormai sono nere con riflessi blu come quelle del suo babbo.

La notte di Natale il suono delle campane a festa risale la valle e arriva fino al nido della famiglia Tetrao. Filino vorrebbe andare a vedere, ma mamma Lira lo ferma: “Figlio mio, mai avvicinarsi troppo agli uomini! Ci sono tante brave persone, ma è bene osservarle da lontano, come loro fanno con noi. Viviamo tutti su questa terra, ma bisogna portare rispetto per il ruolo che ciascuno ha. Lascia le campane agli uomini e goditi le stelle che questa notte illuminano il cielo”. Filino, a becco in su, osserva la Via Lattea che splende come un sole.

E qualche mese dopo il sole torna veramente a splendere sulla montagna e illumina un maestoso Fagiano di Monte che nell’arena sfida tutti i rivali e vince sempre. Un esemplare come da tanto non se ne vedevano tra i boschi del Ticino. Nessuno sa chi sia quello straniero. Solo una mamma, dal bordo del bosco, lo osserva e sa bene chi è: è il suo Filino, che ormai è diventato adulto.

Nessuno poteva saperlo, nessuno avrebbe creduto che quel pulcino gracile e spaurito, perennemente affamato, diventasse un giovane vigoroso e circondato da tante ammiratrici. Solo mamma Lira, con il suo amore è riuscita a crescerlo e a vedere tutti i suoi cambiamenti. Serviva solamente un po’ di pazienza. Solo una cosa non è cambiata. Il suo appetito!
“Fermi tutti ragazzi. Io mi prendo una pausa: sento un certo languorino!”
E baldanzoso, Filino si dirige verso un cespuglio di bacche. Mamma Lira sorride. Certe cose non cambiano proprio mai!

Primo racconto di BluttaBlatta ad essere apparso sul mensile Vivere la montagna.
Illustrazioni di Gianluigi Susinno.
Scarica qui il pdf del racconto e dell’illustrazione.
Se ti incuriosisce il mondo animale, troverai tanti racconti dedicati nella sezione “natura”.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound Flathill, Inspectorj, Inchadney

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli