Le chiavi della speranza

L
Le chiavi della speranza

Gli occhi leggono quello che le orecchie non sentono.

La chiave di violino spicca nitida sul foglio e le note, immaginate, si posano sui fili del ricordo. Il pentagramma si riempie di segni che risuonano nella testa di Alfredo.
Per anni il rispettato Direttore d’Orchestra ha tenuto concerti ovunque. Con i piedi rinchiusi nelle lucide scarpe nere saldamente appoggiate al palchetto, ha proteso la sua bacchetta verso famelici musicisti affamati di note, di suoni, di poesia. Ora, di tutto questo, non resta nulla.

Spazientito si alza dalla vecchia scrivania di mogano e si avvicina alla grande vetrata che si apre sul bosco circostante. Una goccia di pioggia scivola lungo il vetro. Il dito la segue e i ricordi tornano a galla.

Alfredo si rivede piccolo accanto al nonno. I contorni sono nitidi e la scena è impressa nella sua memoria. Il nonno estrae il mandolino e il cuore del bambino accelera furiosamente. È stato in quel momento che la sua vita ha cambiato direzione. Quel mandolino è stato la chiave di volta del suo destino.

Alla prima goccia se ne sono aggiunte altre. Il temporale infuria e Alfredo si immagina il fragore dei tuoni nelle vibrazioni della lastra sotto i polpastrelli. Anche quando ha dato il primo esame al conservatorio pioveva: una frizzante pioggerellina primaverile.

I lunghi anni dietro le spesse mura di mattoni rossi sono passati in un lampo e l’ormai diplomato Direttore si è trovato catapultato a dirigere le note di altri, ma ancor più spesso le sue.
Grazie alla musica ha incontrato Anna, moglie violinista, che ora lo osserva cercando di celare la compassione nei suoi begli occhi a mandorla, indizio di un passato orientale. Quanto vorrebbe ridargli l’udito. I medici hanno provato di tutto, ma solo il tempo permetterà, forse, una guarigione.

Ha appena chiuso la porta dell’appartamento per correre a prendere Giulio all’asilo, quando sente il telefono suonare furiosamente. Le dita lunghe e nervose cercano la chiave sul fondo della borsetta di pelle. Il telefono squilla impazzito e impaziente.

“Pronto, casa Morelli.”
Anna impallidisce. Dal ricevitore esce un borbottio urgente.
“Arrivo subito!”

All’ospedale trova il marito in coma indotto. Una deflagrazione, una fuga di gas, un boato fortissimo e il crollo di parte del teatro. Sono morti in sette, Alfredo non è tra loro.
Passano i mesi, inizia la riabilitazione e le ferite guariscono, ma l’orecchio resta muto. Il rumore ha danneggiato qualcosa di quel sottilissimo e delicato meccanismo che permetteva ad Alfredo di avere la chiave per accedere ad un mondo in cui anche i suoni hanno un colore e le emozioni diventano musica.

Prima la rassegnazione, poi la speranza, il duro lavoro con i terapisti, poi ancora lo sconforto e quasi l’accettazione. Anna ha continuato a lottare per due quando Alfredo ha deposto le armi, ma ora, vedendolo così sconsolato mentre osserva il cielo grigio, non ha la forza di mostrarsi ottimista.

Il marito si volta e la vede, magnifica e altera come una regina.
Con la coda dell’occhio Anna nota un picchio aggrapparsi al faggio sul limitare del bosco. Quello stesso faggio sotto le cui fronde tante volte hanno fatto l’amore al riparo da sguardi indiscreti.
Si avvicina al marito e lo abbraccia forte.

Di scatto Alfredo si volta.
Un suono ritmico e costante accompagna il lavoro dell’animale alla ricerca di cibo: toc, toc, toc. I bruchi e le larve nascoste nel legno non avranno scapo. Il becco affilato e forte li catturerà.

L’orecchio di Alfredo ha sentito qualcosa. Non saprebbe dire cosa, ma è stato sufficiente. Lacrime a lungo tenute sotto chiave sgorgano sul viso sbarbato di fresco. Sono lacrime di gioia.
Un raggio di sole fa capolino tra le nuvole e la piccola chiave appesa al collo di Alfredo brilla: il primo regalo di Anna.

“È la chiave del mio cuore, amore. Custodiscila con cura.”
Non se l’è mai tolta e ora può sognare di riuscire di nuovo a sentire, un giorno, la voce melodiosa della moglie.

Il temporale lentamente si allontana.

Racconto partecipante al concorso “Mille e una storia 2018 – Le chiavi” e pubblicato nell’omonima antologia.
Se i racconti del cuore ti piacciono, prova a leggere “I segni del tempo“.

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound InspectorJ, Herbert Boland, Cottager, Iwiploppenisse,
Musiche incompetech.com: “Egmont Overture” di Kevin MacLeod

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli