Le statistiche del trenino

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Le statistiche del trenino

Inizia oggi, sabato 5 settembre 2020, la pubblicazione de “Le statistiche del trenino“.
Ogni settimana, fino a fine novembre, scopri un nuovo capitolo di questa storia dell’anima.
Ci sarà da ridere, da sospirare, forse anche da piangere. Ci sarà da stare insieme, da rinchiudersi in solitudine, da desiderare un abbraccio. Ci sarà, perfino, da arrabbiarsi e forse riflettere.
L’augurio di BluttaBlatta è che ogni lettore possa ritrovarsi in alcune parole in questa storia e scoprire, o riscoprire, che …

ogni Anima ha la capacità di brillare, bisogna solo trovare il modo per farlo.

PROLOGO

Tempo di neve sporca

“Un nome del cavolo, decisamente un nome del cavolo.”
Ha appena passato il ponte sul fiume, arrancando tra cumuli di neve sporca e infide lastre di ghiaccio. Il ponte non unisce, ma divide in questa terra di confine e Lucia è appena stata fermata al controllo doganale.

“È lei Lucia Liesi?”
“Sì, sono io.”
“Documenti prego.”
Intabarrata in un cappotto di due taglie più grande, avviluppata in una sciarpa lunga come i rotoloni della pubblicità e incastrata in un paio di guanti strettissimi, Lucia ravana nella borsa in cerca di portafoglio e documenti.
Espletati i controlli di rito il doganiere la saluta con un’alzata di spalle, ma ormai il trenino delle 7:10 è partito.

Lucia si stringe nel suo malumore e si siede su una delle due uniche, misere panchine ad aspettare il prossimo convoglio. Un quarto d’ora d’attesa lunga e noiosa: tempo perso e inutile. Le mani intirizzite scorrono scoordinate sullo smartphone in cerca di una lettura leggera, ma fondamentalmente insignificante, necessaria a far passare per 15 volte 60 secondi. Lettura delle mail, verifica del tracking degli acquisti online, veloce scorsa alle news e distratto click su di un banner pubblicitario fastidioso e dirompente. Lucia, frustrata, spegne lo schermo ma con la coda dell’occhio cattura un titolo curioso. Svogliata riaccende.

“Io odio il suono della sveglia” Cinque motivi per avere la forza di affrontare la giornata
È buio e l’alba è lungi dal divenire. Piove e le gocce risuonano ritmicamente sulle imposte ancora serrate. Fusa, sento delle fusa. Allungo i piedi e mi scontro con due masse pelose “gron-gronganti” allungate una perpendicolare all’altra così da occupare il maggior spazio possibile, ennesima riprova che i gatti sono liquidi. Se non ci credete prendete il primo felino che vi capita a tiro (per la vostra salute eviterei i felini superiori ai 5 kg) e inseritelo in un contenitore. Il felino in questione si adagerà, liquefacendosi, fino a riempire ogni centimetro di spazio disponibile. Quindi, alla prova dei fatti, i gatti sono liquidi.

Un lampo di acuto divertimento passa negli occhi spenti di Lucia. Sa bene cosa significhi condividere spazi e tempi con il genere felino. Avere un gatto non significa possederlo, significa essere ospiti in casa sua.

Lo spazio nel letto è drasticamente ridotto vista la presenza delle due palle di pelo, di affetto e di pulci, ma è piacevole stare accoccolati in questo caldo groviglio di coperte ed esseri viventi, mentre fuori è buio e piove. L’idilliaco quadretto di quiete famigliare non è destinato a durare. “Bi-bip, bi-bip, bi-bip…” … ARGHHHHH la sveglia! Io odio la sveglia! Girati, accendi la luce, spegni il diabolico congegno, alzati, arranca in bagno, tuffati nei vestiti, afferra la borsa, un’occhiata all’orologio e fiondati verso la porta d’uscita dal dolce universo sicuro delle mura domestiche e d’entrata verso un mondo crudele di sfide quotidiane. In più piove. “ Che giornata di merda…” e invece no! Perché per dirla come Mary Poppins: “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù!”. Quindi, di seguito, 5 buoni motivi per apprezzare ogni giorno le 24 ore che abbiamo a disposizione.

“Di motivi non ne esistono. Non per me.”
Un’arzilla vecchietta si gira: “Sta parlando con me?”
Rossa come un pomodoro e sommersa in un balbettio inconsistente e non richiesto di scuse, Lucia si immerge nella lettura per fuggire dalla realtà.

Sei vivo
Scontato? Mica tanto. Inutile? Forse. Da considerare? Sicuramente. Essere vivi non è una grazia del cielo, una divina volontà o una fortuna sfacciata. A dire la verità è una bella sfiga. Uno spermatozoo e un ovulo e PATATRACK sei venuto fuori senza possibilità di dire BÉ. Però ci sei, sei qui e l’unica cosa intelligente da fare è trarre il meglio da questa svantaggiosa situazione di partenza. Oggi ci sei, domani forse no. Ma siccome ci stiamo concentrando sull’oggi, non dare così per scontata la tua vita: sfruttala, odiala, amala, approfittane, maledicila, benedicila. Facci quello che ti pare, ma facci qualcosa. Inutile vivere come una larva. Hai un cervello adoperalo al meglio. E se non lo hai mai fatto inizia oggi.


Puoi trovare qualcosa per cui sorridere
Kant diceva che “il tempo e lo spazio sono gli occhiali colorati della nostra mente”. Allo stesso modo siamo noi a poterci incanalare lungo il fiume del buonumore e del sorriso. Basta poco. Un fiore dai colori vivaci, una papera che ancheggia goffamente, un bimbo che dorme. Oppure ancora un bella canzone, una vittoria sportiva della sera prima, una colazione più golosa del solito. Inutile cercare troppo lontano. È importante imparare a stupirsi e a sorridere per le piccole cose. Difficile? Senza allenamento sì, ma basta provare. In fondo cosa si ha da perdere?

Sai che ciò che fai può influire sugli altri
Ogni azione presuppone una reazione. Gentilezza richiama gentilezza, scortesia richiama incazzatura. Basta essere ingrugniti con il mondo intero, essere scortesi con la signora davanti in fila, rispondere male al telefono. Ognuno ha i suoi problemi, riversarli sugli altri non fa altro che ingigantirli, imprigionandoci in una spirale senza fine. La gentilezza non salverà il mondo, ma lo può rendere un po’ meno difficile. Se poi siete trattati malamente nessuno vi impedisce di tirare una bella e soddisfacente sberla al vostro interlocutore (procedure penali a parte). Non siamo per porgere l’altra guancia, ma siamo per iniziare noi a usare la gentilezza. Provare per credere.

Puoi pianificare una prossima giornata piacevole
Oggi è una giornata del cavolo, nessuno ne dubita e probabilmente terminerà anche peggio di come è cominciata. Nessuno dice, però, che debbano essere così anche le prossime. Ritagliatevi un momento per pianificare il prossimo week-end, la prossima vacanza, la prossima serata tra amici. Più la giornata fa schifo, più le vostre idee di pianificazione saranno brillanti. È un dato di fatto, una regola di aurea e inversa proporzione. Le migliori idee di vacanza vengono partorite in giornate tediose: è statistica. Quindi fate stretching alle dita, inforcate gli occhiali in caso di miopia, chiudete fuori i cattivi pensieri e sbizzarritevi su internet!

Sai che la sera tornerai a casa
Brutta, schifosa, noiosa e antipatica, ma a termine. Le giornate hanno una data di scadenza e non possono essere consumate oltre il termine. 24 ore, lavorativamente parlando 10. Le ore non possono essere riportate e se il saldo disponibile non verrà utilizzato sarà annullato. Le “condizioni generali d’uso” di ogni giornata della nostra vita sono ben definite e la principale è che ogni giorno inizia e finisce. Puoi trarne il meglio o il peggio, ma in ogni caso non puoi riportare la rimanenza. Quindi se anche hai avuto una giornata pessima, sai che la sera tornerai a casa e ritroverai, si spera, un po’ di pace e poi, come insegna “Via col vento”: dopotutto domani è un altro giorno. (Gli Argonauti)

Già, la sveglia: odiosa. Come odioso è lo stridere dei freni del vecchio trenino arancione. Cigola il metallo, sbattono le porte, si accasciano i sedili. Lucia sale e si tuffa al suo posto preferito. Forse non è il preferito, ma solo il meno peggio tra i peggiori. Un posticino ad angolo, di quelli ribaltabili e solitari, che lasciano poco spazio allo scambio di comunicazione umana e quasi zero possibilità di dialogo. L’ideale per Lucia: misantropa e solitaria, avvilita e sfiduciata.

Le succede, ogni tanto, di guardarsi dall’esterno e di trovarsi pressoché patetica. Una donna nel fiore degli anni, ma profondamente insoddisfatta e ammantata di grigiore. Curioso essersi imbattuti in un articolo che invita a sfruttare ogni giorno e a coglierne il lato positivo. Non fosse profondamente e superbamente convinta di essere sana potrebbe quasi pensare di essere sull’orlo della depressione. A lei, però, queste cose non succedono. Ne ha viste troppe di persone perdersi nel proprio malessere e così rinnega tutto, si rimbocca le maniche e va avanti. Deve farcela, non c’è alternativa.

Tempo di fiocchi silenti

“Strana la vita: siamo in due, ma dovremmo essere un solo Essere. Ma quel che è peggio è che il mio corrispettivo negativo non lo sa.”
L’anima di Lucia è riflessiva. Oddio, riflessiva forse è dire troppo. Diciamo che è curiosa, rompiscatole, vivace e allegra.

Un tempo Lucia e la sua anima erano una cosa sola, ma non è più così da molto tempo. Vivono nello stesso corpo, ma sono estranee l’una all’altra. Il grigio è avanzato con sempre maggior forza e l’anima si è fatta sempre più piccola. Ma lotta, eccome se lotta. Lotta per tornare ad essere grande, per riempire nuovamente quel corpo ora vuoto e secco come un guscio di noce, per tornare a sorridere attraverso una bocca ben disegnata e per ricominciare a gioire della vita. Soprattutto, però, lotta per tornare a riunire in un unico essere vivente le due parti, ora scisse, di questo spirito tormentato.

Si adopera quotidianamente, ma ora è stanca. Gradirebbe un massaggio ai piedi doloranti, una tazza di tè, un buon libro e poter mandare a quel paese una Lucia lunatica e odiosa come pochi, ma non può. Lucia è lei e il suo obiettivo e farla tornare ad essere una persona intera. Basta con gli esseri spezzati e divisi. L’anima è stata paziente anche troppo, ora basta, ne ha le scuffie piene!

È ora di smetterla con questo languido e strisciante, ma appagante malessere. È ora di tornare a vivere. Curioso aver trovato in internet un segno del destino. L’anima sa bene, attraverso gli occhi di Lucia, che la rete offre aspirapolvere elettrici, stampi per torte, chat più o meno volgari. Non sapeva, però, che il web fornisse anche la salvezza. L’anima non crede in Dio, ma l’articolo su cui è capitata Lucia non può essere un caso: è un segnale, una sfida, un inizio. Tocca all’anima far sì che questo seme metta radici, che la pianta cresca e fiorisca.

È deciso. Un anno, l’anima si dà un anno di tempo. Se in 365 giorni non sarà tornata in armonia con Lucia, non avrà ripristinato una perfetta fusione di intenti, abdicherà. Si lascerà morire e succeda quel che deve succedere.

È un bel giorno per cominciare questo lavoro. Il cielo è grigio e carico di neve. I fiocchi bianchi scendono lenti e ricoprono il rumore del mondo. Tutto brilla di ghiaccio e se Lucia non fosse così concentrata a schivare cumuli di neve e scivolose pozzanghere gelate forse potrebbe incantarsi davanti alla danza di piccoli ricami che lievi si appoggiano sul suo cappotto di due taglie più grande.

“Comincerò da qui – pensa l’anima – comincerò da un fiocco di neve.”

“Le statistiche del trenino” continua sabato 12 settembre 2020 con un nuovo capitolo. Non perdertevelo!

Una lettura di BluttaBlatta
Suoni: Freesound Inchadney, Cognito Perceptu, Zyrytsounds, Trautwein
Musiche incompetech.com: “Teddy Bear Waltz” di Kevin MacLeod

Chi ha scritto questo racconto

BluttaBlatta

"Un marito.
Due gatti.
Tanti libri.
Mille parole.
"
Martina Ravioli