Vi capita mai di osservare qualcuno e immaginarne la vita?
Ad Anna capita spesso.
Avvocato di professione, ardente potenziale vegetariana – “da domani giuro: niente carne!” -, single non per scelta e perseverante ricercatrice di un perduto, e mai ritrovato, senso dell’orientamento. Eh già: Anna ha tante buone qualità, ma riuscire a beccare la strada giusta al primo colpo, o almeno al secondo, non rientra tra queste. E così, in un torrido sabato estivo si ritrova incolonnata, insieme a centinaia di altre povere anime, nel girone dantesco delle rampe che da Erstfeld si allungano, agonizzanti, verso la bocca scura del tunnel del San Gottardo.
Avrebbe voluto fare il San Bernardino – “o era il Gran San Bernardo?” – e invece eccola qui,
accanto a station wagon che ospitano genitori sfiniti, bambini urlanti e cani pulciosi; eleganti
cabriolet che garantiscono ai borghesi, ma sviliti, occupanti un’affumicatura degna del miglior kaminwurst; rombanti due ruote che ringhiano affrante dinnanzi al rosso del semaforo; camper che ancheggiano come formose signore e ostacolano la visuale al resto del mondo e, non da ultimo, pullman di turisti pazienti e ordinati che si chiedono, con un pizzico di
autocommiserazione, se riusciranno a fare almeno un tuffo nel lago o se l’ora dell’arrivo
combacerà, beffardamente, con l’impellenza del ritorno.
La radio sputacchia l’ultimo tormentone estivo e Anna si ritrova a fare quello che sa fare meglio: intuire, immaginare e spesso azzeccare la vita di chi le sta di fronte, di fianco e di dietro. La sua di vita non è speciale, un’adolescenza studiosa, la laurea in giurisprudenza a Zurigo, l’amore sbocciato in una calda estate lungo la Limmat e finito qualche anno dopo au bord du lac, quando la sua metà del cielo, molti muscoli e poco cervello, è scodinzolata dietro ad una bella bionda in bikini “molto vedo e poco nascondo”. Anna si è sempre chiesta per quale astrusa logica di mercato i costumi meno stoffa usano e più costano.
Pelle al vento a parte la sua vita è ormai ancorata alla città della scintillante Bahnhofstrasse e il Ticino è meta sognata per le vacanze e le rimpatriate familiari. “La prossima volta che scendo in luglio prendo il treno! Così la strada la sa lui e io dormo. Devo solo trovare il binario giusto, altrimenti mi ritrovo a Basilea come quando…” mentre i pensieri di Anna vagano gli occhi si spostano sulla scassata macchina accanto: la station wagon con annessa felice famiglia tedesca.
Il cane si chiama Blacky e i due fratelli amano l’hockey. La sorellina, invece, ha più un viso da ballerina. La mamma sicuramente è una casalinga che adora il giardinaggio ed è bravissima a fare la torta di mele e il papà -” mhmh il papà secondo me è un architetto di quelli un po’ svitati”.
La coppia borghese in cabriolet colleziona pezzi d’arte, con una particolare propensione per le ceramiche cinesi della dinastia Ming. L’abbronzato lui ha una passione per i vini rossi invecchiati in botti di rovere, mentre l’ossigenata lei ha un blog di consigli di moda, arredamento e fashion style.
Il gruppo di motociclisti, pronti a caricare come tori alla vista del drappo scarlatto, sono degli impenitenti scapoloni che sperano, in Romagna, di fare estive conquiste da godere per il solo tempo della vacanza: breve scadenza, massima soddisfazione. Quello con il codino è divorziato, mentre la rombante sportbike è guidata dal palestrato di turno.
La tranquilla e tartarugosa coppia del caravan parte ora per rientrare in ottobre: i privilegi di un’età pensionabile sempre più ricca di attività e parca di rassegnazione. E infine gli occupanti del pullman nelle retrovie: “Forse il circolo del bridge oppure….”
Il semaforo diventa verde. Non c’è più tempo per immaginare. L’acceleratore scende, la velocità sale e Anna procede a singhiozzo verso l’agognata meta. Ha immaginato la vita di tutti, non è dato sapere se l’ha azzeccata. Ora immagina la sua estate: la natura della valle, l’acqua fresca del torrente, la festa del paese e il mercato del giovedì in Piazza Grande. La fantasia, in questo caso, sarà presto realtà.
Racconto pubblicato sul Corriere del Ticino del 13 luglio 2019 con il titolo “In attesa del verde“.
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