Lulú

L
coccinalla

«Oh com’è carina!»
Avevano esclamato tutti gli animaletti del giardino nel vedere, per la prima volta, la piccola coccinella. Ecco appunto: carina, tenera, graziosa, innocua, silenziosa, adorabile con quei minuscoli puntini neri e chi più ne ha più ne metta. Lulù la coccinella, nata ad inizio primavera nel giardino dei Signori Verdini, ne aveva piene le scatole! Lei non era mica una sciocchina e se ne era accorta da un pezzo che, sebbene tra i suoi simili riscuotesse simpatia, al contrario per gli umani, proprietari di quel bel prato, lei era praticamente trasparente.

Tutti i membri della famiglia amavano dedicare molto tempo ai propri passatempi nel parco che circondava di verde la bella casa. Il papà si dava un gran da fare a coltivare l’orto; la mamma curava con passione le diverse aiuole di fiori; il bambino di nove anni usava il prato come campo da gioco per corse, pirolette e battaglie; mentre la bimba più piccola vi allestiva fantasiosi e variopinti pic-nic per le proprie bamboline.

Ogni volta che uno di loro passava accanto alla profumatissima rosa color albicocca, dove Lulù abitava fin dalla nascita, la coccinella cercava di mettersi in bella mostra sulla foglia più alta, ma lo sforzo pareva del tutto inutile. L’unica che l’apprezzasse un pochino era la mamma che vedendola diceva: «Guardate bimbi che graziosa questa coccinella.»

Il figlioletto e il papà si limitavano ad un: «Mm, sì carina», e tornavano alle loro attività, mentre la piccola chiedeva: «Sa volare? Dove sono le ali?» e quando la mamma le spiegava che l’insetto le teneva ben protette sotto ad una sorta di piccola armatura, che era poi il guscio rosso coi punti, lei delusa esclamava: «Così non vale! Allora preferisco la farfalla» e non la degnava più di uno sguardo.

Basta, qui bisognava fare qualcosa! E così quella mattina Lulù aveva deciso: sarebbe partita per andare a farsi spiegare i segreti del successo, da tutti quegli animali del giardino che tanto suscitavano l’interesse e l’ammirazione degli esseri umani.

Il primo a cui fece visita fu il Signor Ragno e a lui spiegò tutta la faccenda, aggiungendo infine:
«Tu mi devi proprio spiegare come fai. Quando vedono te, sia la mamma che i bambini rimangono impressionati. Si fermano, ti guardano e poi ti descrivono: “Guarda che colore! Vedi com’è grosso? Sarà sicuramente velenoso. Com’è peloso e che barba sta ragnatela sempre in mezzo al vialetto!” tu sì che sai attirare la loro attenzione. Voglio imparare da te». «Ma tu sei matta!» rispose di rimando il vecchio ragno, «Credi per caso che io sia felice per come vengo trattato? A loro faccio solo ribrezzo. Di me hanno paura. La mia ragnatela, che è frutto di un gran lavoro e mi serve per vivere, loro la considerano solo appiccicosa e fastidiosa. E se anche io sparissi per sempre, ne sarebbero solo felici. No, cara, non hai nulla da invidiarmi».

Delusa, Lulù si recò allora dalla Signora Talpa ad esporle il suo problema sperando di ottenere da lei qualche utile dritta. «Dovresti sentire con quale foga parla di te il papà: “L’orto lo faccio per lei e il giardino è tutto suo! È un essere davvero molesto!” quest’ultima parola non so bene cosa significhi, ma credo sia un complimento. Quindi tutta la famiglia corre ad ammirare le tue fresche montagnole di terra e lì fioccano gli elogi: “Guarda che grosse: come si è data da fare, meglio di una scavatrice meccanica!” Vorrei proprio essere come te, ti prego insegnami a scavar gallerie, così farò anche io i miei piccoli mucchietti di terriccio e loro apprezzeranno sicuramente.»

La talpa, dopo aver riso a crepapelle, spiegò pazientemente: «Non lasciarti ingannare, piccolina. Il papà in verità mi odia a morte perché io, con i miei cunicoli sotterranei, gli rovino orto e giardino. Ovviamente non è quella la mia intenzione, è solo il mio modo di spostarmi e di cercare cibo. Temo proprio che dovrò traslocare presto, perché l’ho sentito che parlava di mettere delle trappole per catturarmi. Dammi retta, non ti conviene comportarti come me!»

Visto che dalla Signora Talpa non aveva avuto soddisfazione, Lulù scovò allora il Signor Serpente, un magnifico esemplare di biscia dal collare, che si aggirava spesso nel canneto, attorno allo stagnetto del giardino. Impossibile non avvedersi della presenza della serpe, visto che la sua comparsa scatenava in men che non si dica il via vai di tutti quanti i Verdini. «Di te si accorgono in un lampo e non ce n’è uno che non corra ad ammirarti. Tutti a sottolineare quanto sei lungo, e che bel collare che hai, e chissà come strisci veloce, e che bisogna tenerti d’occhio, e che è bene sapere sempre dove sei. Vorrei essere al tuo posto, allora sì mi noterebbero subito!»

Lo scaltro serpente chiarì prontamente la situazione: «Hai frainteso tutto. Gli umani non mi ammirano, mi temono, non mi conoscono e credono io sia velenoso e possa far loro del male. Se riuscissero, non esiterebbero un istante ad uccidermi! Sono io che vorrei tanto essere una coccinella, per non vivere costantemente nella paura e dovermi sempre nascondere agli occhi degli uomini».

A questo punto l’unica speranza di ottenere qualche valido suggerimento era riposta nella Signora Farfalla. A dire il vero Lulù avrebbe fatto volentieri a meno di rivolgersi allo stupendo insetto, verso cui provava suggestione e un pizzico d’invidia, ma ormai non aveva altra scelta.
«Buongiorno Signora, potrei farle una domanda?» chiese timidamente la coccinella.
«Ma certo, mia cara, dimmi pure.»
«Ecco io vorrei sapere come ha fatto a tingersi le ali con quei magnifici colori e dove ha imparato a volare così bene. Tutta la famiglia dei Signori Verdini è innamorata di lei!»

La farfalla sorrise ma, compreso lo stato d’animo di Lulù, le rispose con dolcezza: «Vedi tesoro, con questi colori io ci sono nata, non ho alcun merito. Per quanto riguarda le mie acrobazie volanti, devi sapere che se da una parte le uso per raggiungere ogni bocciolo e succhiarne il nettare, dall’altra richiedono un grosso sforzo, e sono al contempo indispensabili per fuggire dagli umani».
«E perché mai scappi da loro? Ti adorano!»
«Mi soffocano, sarebbe più corretto dire. Io, a differenza tua, non posso starmene tranquillamente posata su di un fiore, devo invece restare sempre all’erta, perché essi tentano immancabilmente di toccare le mie ali delicate e di agguantarmi. Una volta la bimba dei Verdini ci era riuscita, con quel suo mostruoso retino…, fortunatamente la mamma mi ha liberata.»

I quattro incontri avevano fatto riflettere Lulù: certo lei non era la star del giardino e molto spesso, è vero, passava inosservata, ma in fondo nessuno voleva farle del male, imprigionarla o cacciarla e molti dicevano persino che portasse fortuna. E poi lei sapeva di essere molto utile alla sua rosa, cibandosi di tutti quei pidocchi che la infestavano. In fondo essere una coccinella non era poi tanto male.

La sua esistenza, paragonata a quella del ragno, della talpa, del serpente o della farfalla, le regalava sicuramente meno emozioni e attenzioni ma le consentiva di vivere con una spensieratezza che costoro non avrebbero nemmeno potuto sognare. Ora che lo aveva capito era silenziosamente tornata ad abitare in mezzo ai petali profumati della sua rosa, ormai certa ed orgogliosa di essere un po’ speciale anche lei.

Racconto pubblicato nell’antologia “Favole e fiabe vol. 5” edito da Historica Edizioni. Se le storie sugli animali e la natura ti piacciono prova a leggere “Farfy: macaone in missione“.

Una lettura di Francesca Ravioli
Musiche incompetech.com: “Beauty Flows” , “Carefree” e “Cold Funk” di Kevin MacLeod

Chi ha scritto questo racconto

L'ospite: Francesca Ravioli

Classe 1975, moglie orgogliosa di Gio e mamma felice di Nicolò.
Ha una maturità conseguita al liceo linguistico, e una lunga esperienza nel segretariato medico.
Si rilassa con passeggiate in montagna e giardinaggio.
Si diletta con creazioni manuali di bricolage.
Si diverte nella stesura di racconti e nella lettura ad alta voce.